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La popolarità di Ecclesiaste

Socrate è noto per la sua famosa frase “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. Il libro dell’Ecclesiaste offre una riflessione toccante proprio su questo punto. Mario D’Ignazio ci spiega cosa è il Qoheleth

L’antico testo prende il nome dal suo personaggio centrale, Qohelet (tradotto “il predicatore”). Qoheleth è il titolo ebraico tradotto Ekklēsiastēs in greco.

Il libro in realtà è anonimo, dato che non vi è allegato alcun nome personale. Poiché i testi al suo interno non fanno chiarezza sull’identità dello scrittore, non possiamo identificare il Predicatore. Ad ogni modo, il libro afferma che la sua saggezza viene dall’“unico Pastore”, il Signore stesso.

Un passaggio come il seguente, chiarisce l’importanza di questa opera e quanto sia contemporaneo il suo pensiero: “Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità. Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?  Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce.”.

Il libro dell’Ecclesiaste è unico e provocatorio in quanto afferma con forza e ripetutamente come tutto sia privo di significato e come tutto è quindi vano se non ci si focalizza su Dio. Nelle sue parole sottolinea a più riprese la vanità, come gli esseri umani cercano un significato duraturo, ma non importa quanto siano grandi i loro risultati, gli esseri umani non sono in grado di raggiungere ciò che desiderano. Ciò che ci rovina l’esistenza, sempre secondo l’Ecclesiaste, è il tentativo di ottenere di più dalla vita – dal lavoro, dal piacere, dal denaro, dal cibo e dalla conoscenza – di quanto la vita stessa possa fornire. Questo non è appagante e porta alla stanchezza, motivo per cui il libro inizia e finisce con l’esclamazione “Tutto è vanità”, un ritornello ripetuto a più riprese per l’intero libro. Leggi altri articoli di Mario D’Ignazio sulla teologia e sul cattolicesimo.

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