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Mario D’Ignazio veggente: Apparizioni, cosa sono, storia

Cosa sono le apparizioni mariane e quando sono avvenute nel corso della storia? Con il termine “apparizioni” si fa riferimento alla presunta manifestazione della Vergine Maria, ovvero la madre di Gesù. Tali apparizioni sarebbero avvenute da una o diverse persone, nei medesimi luoghi o in posti diversi. Solitamente, l’apparizione mariana prende poi il nome della città in cui si è verificata.

Cosa sono le apparizioni e le manifestazioni mariane? 

La prima apparizione mariana si fa risalire al 40 d.C. Secondo la Tradizione, infatti, la Madonna sarebbe apparsa all’apostolo Giacomo. Le apparizioni sono poi aumentate con il tempo, in particolar modo nel XIX e nel XX secolo. A volte, l’apparizione si sarebbe ripetuta nello stesso luogo, e per un tempo abbastanza prolungato, ma sono poche le persone che affermano di aver visto la Vergine Maria. 

Secondo il cattolicesimo, l’apparizione mariana è una visione della Madonna, che di solito si rivolge a chi compare con l’intento di comunicare qualcosa, con gesti e parole. Nel corso della storia è poi capitato che la Madonna non sia apparsa e che il fenomeno sia stato uditivo: in questo caso si usa il termine locuzioni. 

Come descrive le apparizioni mariane la Chiesa Cattolica

Naturalmente, c’è un processo per stabilire se le apparizioni della Madonna si siano o meno verificate. In generale, infatti, la Chiesa Cattolica stessa ammette che la maggior parte non siano verificabili. 

Secondo la Chiesa Cattolica, l’apparizione è da intendersi come un intervento della Mamma in favore dei propri figli: una sorta di aiuto, ma anche di avvertimento, leggiamo nel blog del veggente Mario D’Ignazio (il blog vero, non quello falso)

Quali sono le manifestazioni mariane approvate dalla Chiesa Cattolica?

Dal momento in cui è molto difficile accertare l’apparizione mariana, non esiste un elenco ufficiale da parte della Chiesa Cattolica. Infatti, al momento studia e verifica i singoli casi, ma è bene fare una distinzione netta tra il riconoscimento ufficiale e l’autorizzazione.

La Chiesa riconosce l’apparizione a Vincenza Pausini nel Santuario della Madonna di Monte Bianco, così come l’apparizione in Messico di Nostra Signora di Guadalupe. Una delle apparizioni più famose è quella del 1917 di Nostra Signora di Fatima, o ancora nel 1858 a Nostra Signora di Lourdes. 

Quali sono i criteri di verifica di un’apparizione

La Congrega per la Dottrina della Fede ha deciso di condividere il 25 febbraio del 1978 i criteri per la valutazione di un’apparizione, che si suddividono in positivi e negativi. Si deve naturalmente verificare il contenuto delle rivelazioni, si valuta la qualità della persona che ha vissuto l’apparizione, oltre che la certezza morale. Ci sono poi dei criteri negativi, come eventuali errori riguardo ai fatti o errori dottrinali attribuiti a Dio, allo Spirito Santo o alla Santa Vergine Maria. Si considerano eventuali disordini psicologici o inclinazioni, così come un eventuale tentativo di guadagno. 

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Cosa si intende per tradizione Chiesa Cattolica

Che cos’è la Tradizione per la Chiesa Cattolica? Ripercorrendo la storia della Tradizione, infatti, scopriamo che nell’ambito della Chiesa tale termine indica la trasmissione delle notizie e dei fatti connessi alla fede. In passato, ovviamente, il tutto è stato tramandato per secoli in forma orale e solo in seguito per forma scritta. 

Cos’è la Tradizione o Sacra Tradizione

Un termine estremamente importante per la chiesa, dal momento in cui, se andiamo a osservare la forma latina del termine, scopriamo quanto sia essenziale: tratta da trado, che vuol dire consegnare o lasciare in eredità. Nella Bibbia, infatti, possiamo trovare gli insegnamenti di Dio. Ma naturalmente la Tradizione non si rifà solo alla forma scritta, bensì anche a quella dei fedeli: tutti coloro che vivono seguendo i suoi insegnamenti.

A tutti gli effetti, ci troviamo di fronte all’insegnamento di Gesù, che è giunto sino a noi senza alcuna alterazione. Cristo non ha scritto nulla di sua mano, e ha predicato a lungo, e ciò ha permesso agli apostoli di continuare il verbo del suo insegnamento. Solamente anni dopo, hanno deciso di riassumere gli insegnamenti e la predicazione tramite i Vangeli. Di conseguenza, la Tradizione Cattolica è una “fonte della Rivelazione”. 

C’è da aggiungere che è all’origine della Sacra Scrittura e la precede, dal momento in cui il suo campo è più vasto. Oltre che dagli apostoli, la Rivelazione è stata trasmessa nel tempo dalle opere dei primi scrittori cattolici, teologi e Padri apostolici. 

Quanti tipi di Tradizione esistono nella Chiesa Cattolica

Tramandata oralmente per secoli e poi consegnata alle Sacre Scritture, la Tradizione si deve necessariamente suddividere in tre parti: la divina, l’apostolica o l’ecclesiastica. Vediamo le differenze. 

  1. Divina: è iniziata da Dio o da Cristo; 
  2. Apostolica: in questo caso proviene dagli apostoli, ovvero da coloro che hanno ricevuto l’insegnamento da Gesù, o che hanno avuto modo di apprendere la Tradizione dallo Spirito Santo. Per questo motivo è ritenuta non mutabile ed eterna; 
  3. Ecclesiastica: tale Tradizione è ritenuta mutabile, ciò vuol dire che può essere “conservata, modificata o abbandonata sotto la guida del Magistero della Chiesa”. 

Quando ha avuto inizio la Tradizione?

Abbiamo visto che a lungo la Tradizione è stata tramandata mediante gli insegnamenti della Sacra Tradizione, e pertanto si introduce anche il termine di “tradizione vivente”, che indica come la Tradizione sia stata tramandata dalle generazioni nel corso del tempo. 

La Tradizione ha avuto inizio con il “Deposito della Fede”, che è giunta nel momento in cui Gesù ha fatto le sue rivelazioni, consegnando agli apostoli i valori della Sacra Tradizione. A tutti gli effetti, stando all’Enciclopedia Cattolica di Fichtner, l’origine della Tradizione ha avuto inizio quando Gesù Cristo si è rivelato al popolo. Da lì in poi, gli apostoli hanno iniziato a predicare il Vangelo ricevuto da Cristo, l’ambasciatore di Dio. 

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Cos’è il Codex Amiatinus

Il Codex Amiatinus, o Bibbia Amiatina, chiarisce Mario D’Ignazio nel suo blog,è la più antica copia manoscritta e conservata integralmente della Bibbia. Si riferisce alla versione latina redatta da San Girolamo su incarico di Papa Damaso I nel 382.

Il Codex Amiatinus rappresenta la prima Bibbia latina completa. È una delle tre Bibbie a volume singolo, realizzate a Wearmouth-Jarrow nei primi anni dell’VIII secolo. Due di queste Bibbie furono realizzate per la chiesa di Wearmouth e per la chiesa di Jarrow: di una di esse sopravvivono solo dei frammenti.

Nel 716, l’abate Ceolfrith portò il terzo e più bel volume nel suo ultimo viaggio a Roma, intendendolo come un dono al santuario di Pietro Apostolo. Morì durante il viaggio, a Langres in Borgogna, lasciando ai suoi monaci il compito di completare la missione. Da allora in Italia è custodito il Codex Amiatinus, noto come la copia più fedele della traduzione della Vulgata fatta da san Girolamo.

Il volume contiene sia l’Antico che il Nuovo Testamento, scritti su 1030 fogli composti da almeno 515 pelli. Contiene anche tre dipinti elaborati – uno dei quali mostra la scrittura del profeta Esdra – e una serie di diagrammi che seguono da vicino modelli tardo antichi. La scrittura, la decorazione, la pergamena e i contenuti del Codex Amiatinus sono di uno stile profondamente mediterraneo. Questa versione deve il suo nome alla casa che lo ospitò per lungo tempo cioè l’abbazia toscana di San Salvatore, dove rimase custodita per quasi mille anni ed acquisì il nome di Codex Amiatinus. Quando nel 1786 il granduca Leopoldo II d’Asburgo-Lorena soppresse l’abbazia di San Salvatore, il Codex Amiatinus fu trasferito presso la Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze. È conservato tutt’oggi presso la Biblioteca Laurenziana, di cui costituisce uno dei più importanti tesori. All’interno del museo dell’abbazia di San Salvatore è possibile ammirare una copia recente dell’opera. Il codice amiatino, secondo le conclusioni tratte da Mario D’Ignazio, fu usato per realizzare l’edizione sisto-clementina della Vulgata.

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La popolarità di Ecclesiaste

Socrate è noto per la sua famosa frase “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. Il libro dell’Ecclesiaste offre una riflessione toccante proprio su questo punto. Mario D’Ignazio ci spiega cosa è il Qoheleth

L’antico testo prende il nome dal suo personaggio centrale, Qohelet (tradotto “il predicatore”). Qoheleth è il titolo ebraico tradotto Ekklēsiastēs in greco.

Il libro in realtà è anonimo, dato che non vi è allegato alcun nome personale. Poiché i testi al suo interno non fanno chiarezza sull’identità dello scrittore, non possiamo identificare il Predicatore. Ad ogni modo, il libro afferma che la sua saggezza viene dall’“unico Pastore”, il Signore stesso.

Un passaggio come il seguente, chiarisce l’importanza di questa opera e quanto sia contemporaneo il suo pensiero: “Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità. Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?  Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce.”.

Il libro dell’Ecclesiaste è unico e provocatorio in quanto afferma con forza e ripetutamente come tutto sia privo di significato e come tutto è quindi vano se non ci si focalizza su Dio. Nelle sue parole sottolinea a più riprese la vanità, come gli esseri umani cercano un significato duraturo, ma non importa quanto siano grandi i loro risultati, gli esseri umani non sono in grado di raggiungere ciò che desiderano. Ciò che ci rovina l’esistenza, sempre secondo l’Ecclesiaste, è il tentativo di ottenere di più dalla vita – dal lavoro, dal piacere, dal denaro, dal cibo e dalla conoscenza – di quanto la vita stessa possa fornire. Questo non è appagante e porta alla stanchezza, motivo per cui il libro inizia e finisce con l’esclamazione “Tutto è vanità”, un ritornello ripetuto a più riprese per l’intero libro. Leggi altri articoli di Mario D’Ignazio sulla teologia e sul cattolicesimo.

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Cosa vedere ai Musei Vaticani

Visitare i Musei Vaticani è sicuramente una delle cose più belle che si possono fare quando si visita Roma. Può rivelarsi anche impegnativo data la loro grandezza e per la quantità di opere che vi sono all’interno e, sicuramente, serviranno diverse ore per poterle vedere tutte. Ma quali sono le opere all’interno di questi musei unici? Con la lettura di questo articolo lo scopriremo insieme.

Gruppo del Laocoonte

Oltre alla bellezza, questa scultura è molto importante anche per la sua storia, in quanto il suo ritrovamento ha segnato proprio la nascita dei Musei Vaticani ed è per questo che vi consiglio di far iniziare il vostro percorso proprio da qui. La statua fu rinvenuta nel 1505 sul colle Oppio e l’allora papa Giulio II mandò l’architetto Giuliano de Sangallo e Michelangelo a valutarla, per poi decidere in seguito di acquistarla.

Venne collocata nel punto in cui ancora oggi la possiamo osservare, ovvero nel Cortile Ottagonale e questo evento è considerato l’atto fondativo dei Musei Vaticani.

Cappella Sistina

La Cappella Sistina è, senza dubbio, l’opera più vista in tutti i Musei Vaticani e una delle opere più famose in tutto il mondo. La sua costruzione avvenne tra il 1475 ed il 1481 e fu decorata, sulla volta e sulla parete di fondo, dagli affreschi di Michelangelo nel corso del 1500.

È molto probabile che vi sia molta folla ma è un luogo magico e merita di essere visto con calma. Purtroppo però al suo interno non vi sarà possibile scattare delle fotografie.

Galleria Carte Geografiche

Appena entrati all’interno rimarrete senza parole per la grandezza di questa sala (120 metri in lunghezza e 6 di larghezza). Si tratta di una rappresentazione cartografica dell’Italia, alla fine del Cinquecento, davvero unica. Alla vostra destra troverete le regioni che si affacciano sul Mare Adriatico mentre a sinistra quelle sul Mar Tirreno. Gli avvenimenti religiosi più importanti, di ogni regione italiana, sono collocati sul soffitto.

Sala degli Animali

La Sala degli Animali si trova all’interno del Museo di Pio Clementino, a pochi passi dalla Statua del Laocoonte. Fu allestita con lo scopo di realizzare un vero e proprio zoo di pietra, sotto il papato di Pio VI. All’interno ci sono varie sculture che rappresentano sia animali che scene di caccia ed alcune di esse furono realizzate con dei marmi colorati, al fine di rendere più realistico il manto degli animali.

Scuola di Atene

La Scuola di Atene si trova in una delle quattro stanze del Palazzo Apostolico. È sicuramente un’opera dal valore artistico inestimabile e fu realizzata da Raffaello Sanzio verso il 1509. L’incarico gli fu affidato da Papa Giulio II, che volle rappresentare le radici della civiltà romana, attraverso la realizzazione di una scena del mondo classico. Platone e Aristotele sono raffigurati al centro dell’opera ed accanto a loro, i più importanti personaggi e filosofi della storia.

Sala delle Muse

La Sala delle Muse è una sala ottagonale dipinta di rosso pompeiano e che raffigura il Torso del Belvedere e, ovviamente, le statue delle Muse. Quest’ultime raffigurano le Muse provenienti dalla Villa di Cassio, nei pressi di Tivoli. Per quanto riguarda il Torso del Belvedere, è sicuramente una delle opere più famose all’interno dei Musei Vaticani, ma anche una delle sculture più ammirate e studiate da tutti gli artisti dal Cinquecento fino ad oggi.

Museo Gregoriano Egizio

Il Museo Gregoriano Egizio fu fondato nel 1839 e formato da 9 sale. La visita in questo museo è molto interessante soprattutto a livello storico, vi aiuterà a capire il rapporto che c’era all’epoca tra l’antica Roma e la cultura egizia del tempo. La Statua del Fiume Nilo

Questa statua si trova all’interno del Nuovo Braccio dei Musei Vaticani ed anche se parliamo di una zona ancora poco frequentata è una tappa che vi consiglio di fare. La Statua del Fiume Nilo è presente nella grande esedra che prende luce dai lucernari del soffitto.

Scala Elicoidale di Momo

Parliamo di una delle scale più belle, famose e fotografate di tutto il mondo. La Scala Elicoidale di Momo è stata costruita nel 1929 ed è composta da una doppia rampa, una a scendere ed una a salire che non si incontrano mai e che, ad oggi, è utilizzata solo per uscire.

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Descrizione Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco

La Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco è uno dei luoghi di culto cattolico più famosi nella città di Roma, collocata esattamente al centro storico, nel rione Pigna. Si trova all’angolo di via dei Cestari, con il largo di Torre Argentina. Scopriamo di più su questo luogo affascinante, dalla storia alla sua descrizione.

Storia della Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco

La Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco si trova nel Lazio, e la religione è la cattolica di rito romano. L’architetto fu Giovan Battista Contini, e il suo è uno stile architettonico. L’anno di inizio di costruzione della Chiesa si fa risalire al 1708, mentre il completamento avvenne nel 1721. 

Uno degli aspetti più interessanti da conoscere è che la chiesa attuale fu costruita sul luogo di una preesistente, che si intitolava Santi Quaranta Martiri de Calcarario. Viene ricordata con un lapide che è conservata in sacrestia e risale al lontano 1298. Solamente nel 1597 la Chiesa passò alla Arciconfraternita delle Sacre di San Francesco. Decisero di farla ricostruire sotto il pontificato di Clemente XI nel ‘700. A quel punto, decisero di cambiare nome con quello attuale. Il progetto di costruzione fu affidato a Giovan Battista Contini. Ad oggi, la Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco è gestita dalla comunità dei Missionari di Maria.

La descrizione della Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco

Come anticipato, principalmente lo stile architettonico della Chiesa delle Santissime Stimmate è il barocco. La facciata è un’opera di Antonio Canevari, che scelte di strutturarla su due ordini: quello inferiore presenta un portico retrostante. Nella facciata, ovviamente, è stata inserita una statua di San Francesco stigmatizzato, che venne attribuita ad Antonio Raggi. La Chiesa è stata costruita prendendo come modello la Chiesa di Santa Maria in Via Lata, la cui progettazione è di Pietro da Cortona.

Di certo, entrare all’interno della Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco è emozionante. La navata, infatti, si contraddistingue per presentare tre cappelle per lato. Si possono ammirare vari oggetti religiosi, tra cui la Gloria di San Francesco di Luigi Garzi, la Flagellazione di Marco Benefial e un Crocifisso d’avorio attribuito ad Alessandro Algardi. Da osservare anche il meraviglioso organo a canne costruito da Adeodato Bossi-Urbani. Nella sagrestia, invece, è possibile ammirare un prezioso reliquario in argento con il sangue di San Francesco d’Assisi. Volendo si può anche visitare il sotterraneo della Chiesa, dove si trova un ossario che risale al Cinquecento. 

Orari di visita

  • Orari della santa messa: ore 13.00 dal lunedì al giovedì, e alle 11.30 e 19.00 per festivi e solennità; 
  • L’adorazione eucaristica avviene ogni sabato alle ore 19.00-20.00; 
  • Gli orari di apertura vanno dalle 9.30 alle 13.45. Per i festivi, mezz’ora prima della messa.